” 18.492 visite in una settimana non sono niente male
non sono niente male! La maggior parte olt ”
Sorpresa ! Che dire… GRAZIE !
” 18.492 visite in una settimana non sono niente male
non sono niente male! La maggior parte olt ”
Sorpresa ! Che dire… GRAZIE !
Provo a fare ordine in un evento molto discusso nel Social e che mi vede coinvolta in prima linea facendo io parte della giuria.
Chi è Giorgio Grasso lo sappiamo. Quello che forse sfugge è il suo essere migrante, un esploratore, un viandante dell’Arte in continuo movimento per la ricerca e questo lavoro lo sa fare.
. Andrea Tirinnanzi Da sempre assertore che è compito del pubblico decretare il successo di un Artista, in un agosto milanese fa nascere la ‘Biennale internazionale d’arte su Fb’ . C’è un mondo là fuori ancora da scoprire che ha molto da mostrare e l’artista vuole il suo pubblico. Dare delle chance.
E’ un la rete risponde, la rete è vivace.
Abituati a vivere il social come un bar, con effetto buzz consapovole o inconsapevole, si ha la possibilità di leggere cosa c’è ‘ oltre la tela ‘. A volte c’è il buio, il nulla, l’arroganza, la petulanza, il caos, la non misura. Altre volte c’è l’artista, il competente, il vincitore, il genio. L’artista lo riconosci. L’artista prima di tutto condivide. Ma quello che interessa è la sua esplosione mentale. “ Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma ”: un principio fondamentale. L’Arte in Evoluzione.
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Olivier Baratella Adriana Soares Silla Campanini
Adesso tocca a noi guardare. Una raccolta con numeri da capogiro passando per ogni sfumatura e forma concettuale dell’Arte visiva. Ne avremo delle belle da dire, da leggere e da vedere da qui a dicembre. Di certo c’è fermento. Di certo s’è creata voglia di esserci. Di certo sappiamo dove inizia la strada ma non dove finisce: “ Non lo so, ma dobbiamo andare” (Jack Kerouac). Quello che è apparso evidente da subito è stata l’adrenalina palpabile in una formula che, seppure contestata, tutti conoscono bene. A volte ti viene da dire Signori tacete un poco e fate parlare l’opera, ma dura poco, perché come dicevo sopra si è data voce ai muti, così abituati ad urlare attraverso le loro opere.
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Mario Valente Sandra Naggar Marika Pozzi
Ai passanti occasionali, ai detrattori, agli abitudinari, ai contestatori, a quelli che pensano di sapere tutto, a quelli che vale solo quello che c’è o quello che era, a quelli che non capiscono provo a spiegare loro in questo modo: bisogna aver fatto il pieno ed amato l’Arte antica in modo viscerale per comprendere ed avere fame di Arte moderna. Se non comprendi è perché è Arte. E l’Arte è anche osservazione dell’emozione, non scordiamocelo mai. https://www.facebook.com/groups/710890575625748/
Quella lampadina che si chiama ” Idea ” .
I più ricadono nella categoria dei furbi pensando che la proprietà intellettuale sia un dovere di altri. Succede in continuazione. Personalmente lo hanno fatto anche con me in più occasioni: ” Quale idea ti viene per sfruttare questa location. Cosa organizzeresti ?”. E giù a disegnare progetti e idee con percorsi sensoriali per mostre fidelizzanti. “Ah! Bell’idee ! “.
Grazie, lo so da me.
L’apoteosi la si raggiunge con coloro che si occupano di media e broadcasting. Come dire la genesi della comunicazione creativa.
Ideare un format sul principio del branded entertainment multiplo e regalarlo: questo mi è stato chiesto!
Come oso io pretendere che venga retribuito il frutto della mia mente. In fondo era solo una riunione tra-amici-in-ufficio-di-sabato-mattina-a-inizio-anno per: “Noi facciamo questo, cosa si potrebbe fare di nuovo, cosa ti viene in mente per questa rete televisiva , eh?”
Tu inizi a parlare ed intelai l’idea, poi giorni persi a scrivere ed incrociare dati, crei il Paper-format che contiene il prodotto finito e perfetto. Lo consegni.
by me
Stupendo, si muove la macchina produttiva e… E quindi non solo non osare chiedere che ti venga corrisposto (non con un poi potremmo anche fare) l’idea e lo sviluppo concettuale mentre coordini in team, ma sei stata cattiva ad inviare il tuo Paper-format e registrare i diritti d’autore. Lo volevamo fare noi che abbiamo fatto partire la macchina organizzativa. Non ti parliamo più, cambiamo il nome del format ( Concept, questo sconosciuto ), lo facciamo su un’altra città, utilizziamo il nome della Capitale, utilizziamo gli omini verdi, poi quelli blu…
bha!
( Chi dice sì, è complice e fautore della rovina del mercato )
Consigli di lettura: Il lavoro intellettuale va pagato – Internazionale.
Internazionale » Opinioni » Il lavoro intellettuale va pagato, di Annamaria Testa.
“Metà dei lavori di oggi spariranno nel giro di vent’anni. Quelli nuovi richiederanno empatia, creatività e capacità di negoziazione. Tutti campi che un’intelligenza artificiale, per quanto sofisticata, non riesce a padroneggiare … sappiamo produrre gusto, piacere e bellezza, tutta roba difficile da informatizzare … C’è un problema, però. Oggi in questo paese sembra strano retribuire il lavoro intellettuale creativo: cioè l’unico non automatizzabile, l’unico importante per il futuro … Il danno di sistema, lo sappiamo, è grande: il comparto delle imprese creative, che già oggi potrebbe sviluppare valore per il paese, stenta … Ma il danno maggiore è ancora invisibile. Nella misura in cui adesso ci rifiutiamo di riconoscere e retribuire adeguatamente come “lavoro” il lavoro intellettuale, stiamo negando l’essenza stessa di tutti i lavori che verranno. E stiamo squalificando e cancellando i lavori del futuro che già oggi esistono: quelli che riguardano la cura e la crescita delle persone, la sperimentazione, la ricerca, la creatività, la progettazione e l’innovazione. “
Oggetto del desiderio, sogno segreto, immaginario erotico, acquisto compulsivo, oggetto cult, feticcio. La scarpa affascina. A volte è una scultura su cui camminare, a volte è un gioiello e molti artisti hanno voluto interpretarla.
Rene Caovilla, genio veneziano, riesce sempre a stupire. Racchiude tutto ciò che rientra nel concetto di scarpa.
La sua vetrina nel quadrilatero milanese di via Bagutta la osservi in religioso silenzio… e poi ti folgora: niente sarà più lo stesso, niente sarà alla sua altezza.
Nessun’altra maison di scarpe!
Rene Caovilla non tradisce mai. Le sue creazioni sono gioielli di un’eleganza incomparabile. I colori, la perfezione, la calzata del piede, i dettagli interni, la raffinatezza, l’anticipo delle tendenza. “ L’Arte e la scultura con un approccio trasversale ” raccontano di lui.
E’ dagli anni ’70 che crea pezzi unici per le più leggendarie maison ( Valentino,Dior, Galliano, Chanel, Lagerfeld ) ed anche se sconosciuto ai più è in realtà seguito come fonte d’ispirazione dai brand conosciuti 😉
Che meraviglia la sua proposta per questa primavera, per una volta vorrei poter dire :
“ mamma, me le compri? “
Vorrei aggiungere come commento personale che si è scritta anche una nuova pagina di design, nel senso che il design a volte è shock, è riduzione dell’oggetto, è stravolgimento delle abitudini.
Ma comprendo, da creativa, che la definizione potrebbe essere scioccante.
” Questa è “costruzione e creatività”. Per questo affermo che arte, design, pittura, gioco dei colori, esplorazione ed espansione sono delicati equilibri il cui insieme crea lo stile ed il fashion… mi annoia parlare di vestitini 🙂 “
Ethereal, enchanted, refined. This is what we experience when we feel unique qualities, and Delpozo conveys these sensations without any effort, nor pomp. In this collection the couture details are really strong, we should not be surprised, Delpozo is known for this, and certainly this season does not disappoint our expectation. Here we play with the abstract portraiture of Italian artist Duilio Barnabè, taken as inspiration, and in particular his way of applying organic geometry to create human forms, creating a fluid and captivating creations in different lengths. With regard to the colors, amazing is always the ability to combine them in order to create incredible contrasts, mixing bold hue to those more tenuous and neutral. For fans of Delpozo this collection will be a good news.
Etereo, incantato, ricercato. Questo è quello che proviamo quando ci troviamo di fronte a qualità esclusive e Delpozo, ci trasmette queste sensazioni senza alcuno sforzo…
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Leggere il manifesto di TRAMPLED ART riporta alla memoria il periodo degli IRASCIBILI quando, per protesta, quella straordinaria miscellanea di artisti esponenti dell’Espressionismo astratto si fecero fotografare vestiti da banchieri mandando una lettera infuocata al sindaco di New York. Le motivazioni di allora somigliano a quelle di oggi: dittatura finanziaria ed esclusione dalla imponente mostra sull’arte contemporanea al Metropolitan. Parliamo di artisti del calibro di Pollock, Rothko, Kooning, Newman.
E veniamo ai giorni nostri, dove i rumors degli artisti italiani si stanno facendo sempre più incessanti come un rullo di tamburo: tum-tuM-tUM-TUM. Gli artisti a questo punto si ribellano alla dittatura finanziaria che impone le sue regole.
Alessandro Giorgetti, grande esponente dell’arte conosciuto come l’erede di Rothko, fonda così il movimento TRAMPLED ART e riunisce dieci selezionati artisti con il compito di divenire ambasciatori.
Ognuno di loro chiamerà a raccolta altri artisti per condividere, sperimentare, rappresentare, istigare, coinvolgere, dipingere, riempire spazi, diffondere, liberare, esprimere, concettualizzare: perché un artista ha sempre qualcosa da dire.
Durante la presentazione alla stampa nella serata di ieri 7febbraio si è avvertita una scossa elettrica:
“La galleria ė un portale dove fare ricerca– dice Deodato – fare ricerca in maniera open, globale, inserendo anche il principio di bitcoins in cambio di opere d’arte”. La galleria Deodato Arte di Milano è il luogo che ha aperto le porte a TRAMPLED ART divenendone la sede
“L’arte uccide la mafia” afferma ampliando il concetto Giorgio Grasso, critico e coordinatore del Padiglione Italia alla 54a biennale di Venezia “è compito del pubblico decretare il successo di un artista, che ad oggi non può esporre perché un chiodo in una galleria costa trecento euro “ ed affrontando anche le difficoltà del regime fiscale che rende impossibile vendere la propria opera.
Ma le parole più belle sono quelle di Alessandro Giorgetti che pronuncia “Trampled” esattamente come si scrive, sottolineando il concetto di calpestare calpestando.
Milano puzza di vecchio, riportava nel 2012 la prima chiamata/ribellione della cultura a Milano… non più, non più.
Alessandro Giorgetti-Giovanni Puntrello-Ciro Palumbo-Salvatore Palazzolo-Ivo Vassallo-Luca Fagioli-Andrea La Casa-Marcella Arena-Sabrina Romanò-Marika Pozzi-Teorema Fornasari- Ph. ufficiale:Micaela Zuliani
Avendo io il sangue costituito da giallo-ciano-magenta condivido il loro urlo.
Ogni artista racchiude in sé ed utilizza più linguaggi. Un artista è un libero pensatore che crea in modo unico, soggettivo e vede oltre. Possiede un linguaggio verbale, gestuale, mentale, metafisico, sensitivo, proiezionistico, introspettivo, liberatorio, futurista, precursore. Non conosco nessun’altra categoria che racchiuda in sé tanti modi di essere, concepire, vedere, esprimere.
L’Arte poi è un’ermafrodita miracolosamente puttana che si dona, si vergogna e si rigenera. L’Arte è sconcia e pura, come l’io (interiore ) e la morale (esteriore): il bisogno di un’artista che si palesa.
In Italia non si è persa la capacità di fare arte, ma è stato calpestato l’artista lasciando l’arte ad appannaggio esclusivo dei critici e delle dittature finanziarie e soffocando così la sua primaria natura: l’espressione.
La crisi museale in Italia- lessi tempo fa- è riconducibile al troppo Stato e poche idee. Pensiero che condivido a metà. Le idee ci sono eccome, diversa è l’ottusità mentale e di questa ottusità è parte anche il connubio stretto che porta al pensiero arte=museo. Niente di più sbagliato.
Non vorrei affrontare il tema della paura della cultura. Credo non ce ne sia bisogno.
L’arte è critica già di per sé, non sempre deve passare dall’imbuto di un’esperto che imponga chi come quando e dove. Al contrario ha bisogno di spazi comuni e collettivi, deve esplodere ed uscire, alimentarsi a vicenda grazie all’interscambio affinché anche gli esperti possano fare quello di cui sono capaci. Per questo motivo credo che loro stessi siano i primi a beneficiare della “messa in strada”.
Se si guarda oltralpe, l’attivismo della Spagna impressiona e il modello berlinese lo si percepisce come una scarica di energia cacofonica, di adrenalina fiorita e vitale.
Ma noi continuiamo a gettare alle ortiche la nostra splendida individualità che universalmente ci viene invidiata, il nostro gene e genio nell’espressività artistica.
E’ nato il movimento per liberare l’arte.
Si chiama TRAMPLED ART fondato da Alessandro Giorgetti, artista del sentire contemporaneo.
Mai come in questi ultimi due anni si è sentito l’urlo dei creativi e degli artisti, che invocano a gran voce spazi liberi al di fuori della dittatura finanziaria, per progettare-proporre-esporre-condividere da FREEDOM ARTIST.
L’arte come soggettivismo della mente.
Il 07/febbraio/2014 verrà presentato ufficialmente alla Galleria Deodato Arte di Milano e noi ci siamo !
Sempre più effetti grafici che rimandano alla carta dei disegnatori di comics e richiami al design. Uno stimolo all’allegria, al condividere la fantasia mentre attraversi la strada o stai seduta in metro’ … mi piace!
In a season full of street flavors and sportswear, comes with no to much surprise (if at all) the Logo and Slogan Mania, which seems to have influenced a bit all the designers: from Missoni, to Christian Dior, and then from Jeremy Scott to Christopher Kane, and everyone seems to want to say something, shout their thoughts or assert their own brand. Let’s be honest, we have not seen so much typography from the 80s. And this is just the reaffirmation of the total return of those years. Designers have dug in their dictionary to add an expressive element to their collections. From the DKNY logo, the collaboration of Coca Cola with Ashish, the ethical statements of Kenzo, this is the new trend, and tops and sweaters are perfectly suited to the mood “look-at-me”.
In una stagione ricca di sapori di strada e sportswear, arriva senza sorprendere più di tanto (forse per niente) la Logo e Slogan…
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Non è il riff modificato di una vecchia canzone che nel testo originale continua con “Che cosa ne vuoi fare” (Bob Sinclar ne farebbe una meraviglia). Sappiamo che sarà tutto un pastello per la primavera dalla moda al make-up, un gioco di gialli canarini con rosa-tea, verde menta con lavanda, e così via. Ma nel make-up si citerà il disegno in tutte le sue estensioni. Immagini Botticelliane con un poco di Maria Antonietta (complimenti a Dior, l’unico finora ad aver centrato la campagna) ed immagini grafiche: un segno che sottolinea l’arcata sopraccigliare, un neo creato a metà della rima palpebrale. L’effetto è essenziale, pulito, di carattere.
Torna l’arte con le sue citazioni finalmente. Siamo pronti. Noi siamo un quadro ed il viso è il punto focale, un quadro di noi stessi il cui viso non ti stancheresti mai di guardare.